sabato 12 novembre 2011

Ascoltare il corpo



Ieri mattina, dopo una lunga settimana di lavoro, alle 9 del mattino mi sono incontrato al solito parco - nel freddo, ma non ancora glaciale, del mattino di sabato - con due belle ragazze che hanno deciso di andare a scoprire questa cosa strana chiamata Qigong, tecniche energetiche di respirazione. Inutile dire che sono sempre felice di insegnare queste tecniche, che sono una fonte di gioia.

La lezione è stata intensa, abbiamo riso molto e ci siamo spinti a fare una cosa che di solito abbiamo dimenticato di saper fare: ascoltare. Ascoltare è un'arte completa in sè, che apre le porte ad una vita migliore, ma già ascoltare il respiro e il corpo, ascoltare la natura, sentire con tutti i sensi, e lasciare che si aprano porte dentro di noi, è un'altra arte ancora.

Qigong è meditazione in piedi, è puro ascolto, è lavoro silenzioso e rispettoso per ritrovare l'armonia perduta. Il respiro è la chiave alla nostra profondità, possiamo operare dentro di noi con estrema efficacia e modificare attitudini e modi di fare che non ci servono, e trasformarli in funzionali, se solo diamo il tempo al corpo e alla mente di lavorare serenamente e in modo nuovo.

Niente magie, solo un lavoro costante e sereno, ed i risultati sono eccellenti. Cosa darei per farlo capire a tante persone. Ma va bene così: quando il momento è giusto, la persona si apre e viene a cercare, così il lavoro per me è più facile, le porte sono aperte. Nulla di quello che viene detto va sprecato, perchè anche se non arriva subito, i semi dei discorsi restano dentro e un giorno fioriranno.

Poi stamattina, un impeto di orgoglio e con due gradi sopra lo zero, sono partito. Una bella corsa. Quarantacinque minuti di running fatto bene, tecnica col peso sull'avanpiede, modello Masai, dopo qualche mese di assenza dalle strade intorno a casa mia e in campagna, ed è stata una seconda grande lezione di ascolto, di presenza, di consapevolezza del corpo e della mente. Come si sta dentro, nelle giunture, nei muscoli, negli atteggiamenti involontari, lo scopriamo solo quando mettiamo il corpo alla prova.

Capita che il tempo passi, e che il corpo ci rimandi segnali che non conoscevamo, che non ci aspettiamo, e a volte questi segnali non ci fanno piacere. Ma il tempo è galantuomo, e ho scoperto con grande sorpresa che dentro di me sono cambiati i processi mentali, sono più stabile, l'emotività non gioca più tanto contro di me. Mi sono stupito della mia chiarezza mentale e della tenacia, che mi ha fatto mantenere un ritmo stabile. I pensieri non costruttivi se ne andavano da soli, nel freddo del mattino, attaccati ai colori verdi gialli e rossi degli alberi.

Ascoltare il corpo è la prima grande medicina. Ha sempre il potere di stupirci, ma soprattutto ci rimanda una conoscenza di noi stessi che ci insegna a crescere, fino all'ultimo dei nostri giorni. Se c'è un dono è quello di saper ascoltare. Sarà il nostro corpo e la nostra mente, uniti insieme, a dirci chi siamo e dove siamo in quel momento.


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